Credo nei rapporti umani, mi piace interagire con le persone, sono uno spirito libero.
Ho un trascorso molto particolare e penso sia sensato che, chi si avvicina a me per intraprendere un percorso di personal, debba in qualche modo averne una infarinatura.
La chiarezza e limpidezza è sempre vincente sotto tutti gli aspetti della vita.
Così mi presento, ovvero presento una parte di me, che vive in me, ma che ormai ha avuto la sua storia, il suo percorso.
Per farlo scelgo di lasciare la parola ad un articolo delle rivista femminile “Marie Claire”, che un pò di tempo fa, volle dedicarmi.
Manuela Falorni, la favorita di Emilio Pucci che volle farsi pornostar
L’incredibile storia di una top model italiana adorata dagli stilisti che fece il salto nelle luci rosse per puro piacere (IL SUO) .
di Debora Attanasio – 28 Febbraio 2018 – 17:04
C’era una volta una top model che negli anni 70 e 80 sfilava per tutte le griffe destinate a diventare leggenda. C’era una volta anche una pornostar, La Venere Bianca.
Oggi c’è Manuela Falorni bellissima e furiosa, brillante protagonista di un esilarante video virale che gira sui social, in cui un ragazzo viene beccato dalla fidanzata mentre la chiama in diretta durante un programma hot.
Ha 59 anni e non invecchia, è la prova vivente che una dieta sana mirata (costante) e attività fisica regolare allungano la giovinezza (che è cosa ben diversa dall’allungare la vecchiaia).
Per questo, ogni tanto, si concede la vanità di fare una sortita sul palco di un club a luci rosse a un’età in cui le altre lo hanno mollato già da 20 anni. Ma lei è, appunto, bellissima e furiosa. “È diventato uno squallore.
Una volta eravamo dive, la gente che ci ammirava sul palco sapeva il nostro nome e la nostra storia, ci seguiva se andavamo in tv, leggeva gli articoli su di noi. Ora i locali sono tanti, pieni di ragazze anonime che devono spingere il cliente anche a consumare drink, come le entraîneuse di un tempo ma con un disvalore aggiunto: la gente si aspetta di fare sesso con loro. Lì, seduta stante, dietro i separé dove in teoria si dovrebbe tenere solo uno spettacolino privato”. È una che non l’ha mai mandata a dire a nessuno, Manuela.
È toscana di Fucecchio “la città di Indro Montanelli”, dice sempre quando parla di sé. Gli estimatori dell’epoca la ricordano come una che non si fa mettere i piedi in testa e in tanti si chiedono ancora dove sia finita. Ve lo diciamo noi, che l’abbiamo incontrata.
E con lei ripercorriamo tutta la sua vita, così avventurosa da essere anche diventata, tempo fa, un memoir dato alle stampe.
Manuela Falorni, giovane modella.
Era il 1995, mesi dopo la scomparsa di Moana Pozzi, c’era un gran fermento in Italia alla ricerca della sua erede, e fra tutte La Venere Bianca veniva indicata più volte come quella giusta.
Perché come Moana è italiana, raffinata, educata, con un passato prestigioso. Persino più prestigioso della diva genovese, che nel curriculum annoverava solo filmetti di serie B. Lei, passerelle.
Manuela è una di quelle che ti fa impressione a sentirla (mai sentita) dire una parolaccia.
E come per Moana la gente si chiedeva come mai una ragazza così a modino avesse fatto una scelta trasgressiva, invece di sposare uno degli uomini ricchi e potenti che poteva permettersi tranquillamente (eh sì, al tempo si consigliava così). Il motivo per cui Manuela non ha fatto la stessa carriera di Moana è solo uno: quando ha iniziato, aveva la stessa età in cui Moana se n’era andata, 33 anni.
Nessuno lo sapeva, ne dimostrava 10 di meno.
La biografia di Manuela Falorni, aka Venere Bianca è da romanzo quanto quella di Moana, morta nel 1994 in circostanze nebulose. Ma la sua è priva di complottismi perché di Moana non ha mai avuto il pudore borghese che le faceva tenere tutto dentro, per dissimulare a costo di farsi del male.
La parte più interessante della storia di Manuela Falorni inizia nel 1979, quando vince il titolo di Miss Toscana e si aggiudica il diritto di partecipare a Miss Italia.
Lì non vince, ma incontra un talent scout che gestiva la carriera di Femi Benussi, una stellina della commedia erotica all’italiana, interessato a Manuela per tutt’altro.
La introduce negli ambienti della moda partendo dallo scalino più basso: le sfilate per i marchi commerciali, a Roma. Manuela era però troppo sottile e chic per fermarsi lì.
Si imbarcò su un volo per la Milano da bere, dove stava prendendo vita la leggenda del Made in Italy con i grandi stilisti e le agenzie che spuntavano come funghi dopo la pioggia.
Transita in tutte quelle che contano, anche la Why Not. Poi diventa una presenza fissa delle maestose sfilate organizzate da Maria Laura De Franceschi. La segue ovunque, in Corea, in Giappone, in Russia, spesso in fashion show collettivi che promuovono la moda italiana. Sfila indossando Coveri, Ferragamo, Trussardi, Dolce e Gabbana (“due giovani esordienti”). Per un periodo diventa la musa del marchese Emilio Pucci.
Lui se la porta con sé ovunque. La fa posare per una foto in cui è nuda, con il seno e le parti intime coperte da collane di perle, e come unico capo di abbigliamento una cravatta. Firmata Pucci.
Al guinzaglio tiene un setter dal portamento elegantissimo, anche lui ha una cravatta Pucci come collare.
La foto, gigante, campeggia per lungo tempo nell’aeroporto di Pisa: “quando dovevo partire arrivavo in anticipo, me la guardavo un po’ e poi mi imbarcavo”.
Manuela Falorni nelle vecchie foto delle sfilate degli anni 90
Un giorno, durante la Fashion Week, Manuela viene invitata al programma radiofonico della Rai con pubblico in studio, TG L’Una, come spalla di un couturier meteora. L’altro ospite è Nino La Rocca.
Per i ragazzi di oggi è un nome che non vuol dire nulla. In quell’anno, il 1984, La Rocca era la superstar della boxe. Mamma siciliana, papà del Mali, milioni di fans incollati allo schermo per vedere i suoi incontri, tutto Italia a incrociare le dita perché ottenga la cittadinanza italiana (era nato in Mauritania).
Quel giorno era lì per commentare il recente incontro per il titolo mondiale, in cui era finito al tappeto sotto i pugni di Donal Curry. Manuela non gli presta molta attenzione, deve scappare via per una sfilata serale.
Quando a microfoni spenti vede il pubblico schizzare dalle poltroncine per andargli a chiedere l’autografo, lo sbircia per curiosità. La sta guardando anche lui. Si guardano a vicenda.
È colpo di fulmine e lei pensa: “io questo me lo sposo”. Si sposano davvero pochi mesi dopo.
Ma il rapporto fra i due si rivela un incubo. Non funziona nulla. “A volte mi davo i pizzicotti per capire se era tutto vero”, dice lei. Hanno un figlio, Antonio, ma cinque anni dopo divorziano. “Rifarei tutto, ogni esperienza serve a crescere”.
Manuela Falorni trasformata ne La Venere Bianca (1994)
Manuela apre un’agenzia di modelle insieme alla sorella, lo Studio M2.
Gira il commercial per lanciare il nuovissimo Aperol Soda in cui si toglie un capo di abbigliamento ogni volta che un altro attore cambia canale col telecomando. Apriti cielo: lo spot viene censurato e ne gira una versione più casta, dove è in body sadomaso. Nel frattempo, lavora anche in parecchi videoclip musicali.
In quello di Non ti sopporto più di Zucchero balla in body argentato. Renato Zero la dirige nel videoclip di Mariella Nava La mia riva.
Uno studio di produzione di videoclip musicali se la porta a Sanremo durante il festival, come testimonial. Manuela si diverte da matti, respira il clima della kermesse.
Le presentano la cantante Fiordaliso e il suo producer, Franco Ciani. Lui è l’ex marito di Anna Oxa, per la quale ha scritto anche dei pezzi. Siamo a Febbraio 1991.
A giugno Ciani porta Fiordaliso a Forte dei Marmi per impegni artistici e si ricorda di quella bella ragazza conosciuta a Sanremo e che gli aveva detto di vivere a Viareggio. Chiama il videomaker che li aveva presentati, si fa dare il suo numero di casa e le dà un appuntamento. Lei pensa sia di lavoro, invece è un appuntamento galante.
Il giorno dopo, Fiordaliso lo guarda, nota la faccia trasognata dell’uomo che ha preso una cotta micidiale, e dice “Ho capito, abbiamo perso il Ciani”. Manuela è incuriosita.
“Mi affascinò subito, non era stato un colpo di fulmine, ma un innamoramento ben ponderato”. Si mettono insieme. Ma sta arrivando un’ennesima, nuova fase della sua vita.
La Venere Bianca con Eva Henger e Riccardo Schicchi nel 1995
“Ho sempre amato il sesso. Sin da ragazzina uscivo di casa vestita in modo sexy, con i tacchi, le gonne con lo spacco, lo smalto alle unghie. Mi piace essere femminile e mi piace essere corteggiata.
Ecco perché, un giorno mi sono lanciata in una pazzia, che è riuscita bene”.
La pazzia è che con Franco, per divertirsi, vanno ogni tanto in un locale allegro a Ferrara, l’Harmony, a vedere per gioco gli spettacoli delle pornostar. Una volta, però, Manuela confessa a Franco che vorrebbe provare a salire anche lei sul palco, una volta sola, per divertimento. Lui accetta.
Lei prepara una cassetta di 20 minuti con la musica su cui vuole ballare (e spogliarsi).
Quando lo propongono al gestore del locale, quello strabuzza gli occhi. “Ma ne sei sicura?”, le ripete più volte.
Lei è sicurissima, sale sul palco con una divisa militare e inizia il suo spettacolo.
Il locale quasi esplode per gli applausi e lo show improvvisato finisce per durare un’ora, la vera star della serata, che si chiamava Kelly Cooper, non riesce nemmeno a iniziare il suo.
Quando Manuela scende dal palco le offrono un contratto per farlo regolarmente.
Ci pensa su. Poi firmerà. “Sai che in famiglia ti faranno casini, vero?”, le dice Franco Ciani.
È nata la Venere Bianca, un nome inventato al volo come contrapposizione del modo di dire Venere Nera che usano per una sua collega famosa, Naomi Campbell.
Lui si tatua quel nome d’arte sul polso.
Manuela Falorni alias La Venere Bianca oggi, nel suo studio di pittrice